Un messaggio di pace

Nelle belle favole, le forze del bene collaborate da persone dall’animo puro riescono ad operare sortilegi che hanno dell’incredibile, mantenendo così accesa la fiamma della speranza che continua a vincere le tenebre in cui le forze del male vogliono imprigionare l’umanità.

Ci piace dare una dimensione di fiaba all’incredibile percorso compiuto dai palloncini dell’Avis fatti volare nel giorno dell’Epifania ad Jesi, nelle Marche, e ritrovati il giorno dopo da un donatore di sangue a Modica, 750 kilometri più a sud.

Gli elementi della favola ci sono tutti. Il valore della pace (forza del bene) mantenuto vivo dalla comunità di Jesi attraverso la manifestazione “2.000 idee per la pace” che da qualche anno viene organizzata nel giorno della Befana dalla Consulta per la pace, dall’Avis e dalla Pro Loco di Jesi e che consiste nel lancio in cielo di centinaia di palloncini colorati con appeso un messaggio di pace e concordia scritto e/o disegnato dai bambini delle scuole della città (persone dall’animo puro), con la speranza che raggiungano gli angoli più lontani della terra (fiamma della speranza).

Così, il messaggio di pace della piccola Alice Pasquinelli ha solcato i cieli che sovrastano buona parte dello stivale per giungere fino alla nostra comunità di Modica, impigliandosi tra i rami di un albero della tenuta del nostro donatore Andrea Pisana che non ha voluto che passasse inosservato il prodigioso evento.

Il fatto che i palloncini dell’Avis di Jesi siano andati a finire nelle mani di un socio dell’Avis di Modica mette in evidenza un altro aspetto positivo. Ogni angolo della nostra bella Italia viene toccato dal filo di solidarietà espresso dal dono del sangue, una catena ideale di mani unite ad esprimere attenzione ai bisogni di chi si trova in difficoltà e a dire no alla cultura dell’egoismo e dell’indifferenza (le forze del male).

«Se dai la mano a qualcuno significa che sei suo amico» aveva scritto Alice sul suo disegno dove, vicino a un abete addobbato, Babbo Natale e due bambini si tengono per mano. Abituiamoci a tendere la nostra mano per stringere quante più mani possibili e tessere così una rete di amicizia che allontani sempre di più da noi lo spettro dell’ostilità e del rifiuto di accoglienza.