La dura prova di Modica: 26 settembre 1902

L’AVIS di Modica, a distanza di 111 anni dalla tragica alluvione, ha messo in scena la lettura teatrale del libro di Giovanni Modica Scala “La grande alluvione”, grazie all’attenta regia di Carlo Cartier.

Il 26 settembre del 1902, 111 anni fà, Modica veniva sconvolta da una pioggia torrenziale che, nel giro di poche ore, allagò le vie del centro di Modica bassa, causando la morte di 112 persone.

Per anni i nostri nonni ci hanno tramandato il racconto di quella terribile avventura, ascoltato a loro volta dai loro genitori.

Per richiamare alla memoria dei Modicani questo capitolo drammatico della storia cittadina, l’Avis di Modica ha chiesto la collaborazione dell’attore e regista Carlo Cartier per l’allestimento di una narrazione teatrale del libro di Giovanni Modica Scala “La grande alluvione”, che tratteggia in modo mirabile lo spaccato di Modica in quella dolorosa circostanza.

La riduzione teatrale del testo è  affidata a Lucia Trombadore e a Teresa Floridia, le musiche dal vivo saranno eseguite da Gianluca Abbate e da Giacomo Caruso, la proiezione di immagini e di video sarà curata da Red Motion.

Il recupero della memoria di questo evento vuole porre l’attenzione, oltre che sulla nobilissima prova di solidarietà espressa da tante parti d’Italia, anche sulla fragilità del nostro territorio e sull’importanza di una seria azione di protezione civile che possa, al ripetersi di simili eventi, limitare la tragicità delle conseguenze. E proprio nel campo della protezione civile, fondamentale è il ruolo svolto dall’Avis che porta avanti la sua instancabile azione di sensibilizzazione al dono del sangue e continua a garantire la disponibilità del sangue e degli emo componenti che, in caso di catastrofi naturali, servono in grandissima quantità.

La narrazione teatrale avrà luogo nella chiesa di Santa Maria di Betlemme, a Modica Bassa, il 26 settembre, giorno dell’anniversario dell’alluvione, in due edizioni: una alle 11,00 riservata alle scuole, e una alle 20,00 per la città.

ARTICOLO DI CARMELA GIANNI’

L’AVIS di Modica, a distanza di 111 anni del tragico avvenimento alluvionale, ha messo in scena la narrazione dei fatti salienti tramite una sensibile e puntuale narrazione a cui ha dato voce l’attore Carlo Cartier. La narrazione ha avuto come trama la descrizione eccelsa fatta da Giovanni Modica Scala negli anni 70 ripubblicata nel 2004 da Argo Editore.

Quello effettuato da Modica Scala è un lavoro preziosissimo ai fini della ricostruzione degli avvenimenti, è una fonte che ordina rigorosamente i fatti legati all’avvenimento, che allo storico è costata molta fatica.  Lo storico, per integrare i ricordi confusi dei cento racconti d’inverno ascoltati dalla sua nonna, ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie, cercando le fonti ufficiali si è reso conto che le informazioni dell’Archivio Comunale riguardanti gli anni tra il 1891 al 1910 erano misteriosamente scomparse, forse distrutte dall’incendio del Municipio del 1944 o forse finite fra i documenti di qualche collezionista.

Praticamente a Modica non è rimasto nulla che possa ricordare alle generazioni future una delle pagine più drammatiche della sua storia. L’autore, per ricostruire la storia, ha dovuto consultare gli archivi dei comuni che ebbero contatti, nei giorni della tragedia, con Modica, nonché le redazioni dei quotidiani che si occuparono dell’avvenimento riportando la nostra città alla cronaca del mondo.

L’autore, in premessa alla pubblicazione precisa: tra me e l’alluvione del 1902, c’è un fatto personale. Mentre per gli altri l’alluvione è il ricordo di un semplice, seppur tragico, fatto di cronaca, per me è storia di famiglia, come per Noè il diluvio universale.

In qualche modo lo è anche per me, nonostante il cinquantennio che separa l’evento dalla mia nascita, lo è in termini di suggestione. Mia madre, infatti, certamente impressionata nella memoria dai tragici fatti trasmessale oralmente da mia nonna, custodiva nel suo archivio mentale, e recitava ogni volta che si annunciavano lampi e tuoni,  una sorta di filastrocca, una preghiera dal potere esorcizzante la paura. Ho vivo il ricordo di quando, io piccolissima, vedevo mia madre inginocchiarsi e recitare con partecipazione emotiva palesata dalla mimica compunta e dalla gestualità precisa che ogni volta si ripeteva identica le seguenti parole: Diu uomu, Diu fici uomu/Diu ci ni scanzi ro lampu e ro truonu. Susi Angilu, nu nummiri/tri nuvili vitti viniri/una ri acqua, una ri vientu, una ri cura ri draunara. Pigghila, spacchila mm’ienzu (e qui si aiutava con il gesto della forbice effettuato dalla mano destra che per l’occasione disgiungeva dall’altra per effettuare la preghiera, dove dito indice e medio si aprivano e chiudevano a guisa di forbice) e abbiella nta na cava scura, unni nun ci canta nghiaddu, unni nun ci  luci luna, unni nun’ciabbita nessuna criatura.

Chiedo perdono per gli errori che certamente contiene il mio vernacolo, la mia ignoranza al riguardo è totale, ma volevo riportarla come le mie orecchie la udivano allora, come la mia immaginazione di bambina, suggestionata dalla gestualità solenne di mia madre, l’hanno impressa, in maniera indelebile, nella mia memoria, dalla quale sgorga fuori ogni volta che minaccia tempesta.

La rievocazione dell’alluvione dopo 110 anni dai fatti, esattamente nell’anniversario, il 26 settembre, tramite narrazione al pubblico, davanti a una platea di centinaia di persone (la Chiesa di S. Maria di Betlem era stracolma) ha un grande valore culturale, non solo perché fa memoria della storia locale per le nuove generazioni cui non giunge più neanche la suggestione del racconto; non solo perché rende omaggio alla memoria delle numerose creature tragicamente scomparse, prese nel sonno e trascinate dalla furia della piena delle acque; non solo perché l’episodio  ci mette in relazione ad eventi meteorologici recenti di simile tragicità come il sisma dell’Abruzzo e quello dell’Emilia, ma anche perché aiuta tutti a elaborare pensiero critico verso l’incapacità dei governi della nostra nazione nell’adottare misure precauzionali utili alla bonifica del territorio al fine di evitare il ripetersi di stragi d’innocenti. Al riguardo a Modica nulla è avvenuto per modificare in meglio la situazione, anzi, con opere sciagurate la si è peggiorata.

Rammemorare costituisce uno stimolo per guardare al futuro con prudenza e intelligenza, così come intelligente è stato lo stimolo verso i responsabili del settore Protezione Civile dell’operatore volontario dott. Angelo Gugliotta, già presidente dell’AVIS, nel suggerire l’acquisto di ambulanze di piccole dimensioni, capaci, in caso di calamità, di poter penetrare nella viuzze  in maniera agevole riuscendo ad essere efficaci e tempestivi nelle operazioni di soccorso da cui in queste circostanze dipende la vita dei malcapitati.

Utile è stata inoltre perché ha testimoniato come in simili circostanze il solo vero aiuto ai malcapitati giunge dalla solidarietà sociale, perché lo Stato, allora come ora, è lento, lontano, sordo e avaro.

La rappresentazione ha avuto due edizioni nella medesima giornata, quella serale che ha visto partecipare, come si diceva, tantissimo pubblico e una mattutina dedicata alle scuole, suggellando in tal modo l’impegno culturale e didattico dell’AVIS verso la formazione delle coscienze delle giovani generazioni.

Carmela Giannì